Un lungo promontorio che fa da scudo a un’incantevole insenatura è il tratto distintivo di Fetovaia. La lingua rocciosa ricoperta da vegetazione si estende per circa 800 metri e protegge il piccolo abitato che è raggruppato nell’incavo alle spalle della spiaggia, sotto la strada provinciale.
Un tempo, qui come nel resto dell’Isola, ogni fazzoletto di terra era coltivato, dovunque fosse possibile creare terrazzamenti ricavati con l’antica arte dei muretti a secco fra enormi massi di granito, all’Elba chiamati ‘coti’.
Gli abitanti non erano solo agricoltori, ma anche cavatori e scalpellini, come era uso in tutta questa zona.
Il rumore della lavorazione del granito eccheggiava in queste valli e una strada ferrata permetteva di trasportare la pesante pietra locale che poi con il bigo (una sorta di rudimentale gru) veniva caricata sui bastimenti.
Fino agli anni ’50, quando venne costruita la strada, questo tratto di costa era collegato agli altri centri abitati solo per mezzo di mulattiere o via mare.
Da allora l’economia è incentrata sul turismo, grazie anche al fondale di sabbia dorata che dalla spiaggia digrada lentamente mentre l’acqua cristallina, turchese e calma la fa sembrare un’enorme piscina.
Fetovaia - Spiaggia con imbarcazione all'ancora
Fetovaia - Campi e vegetazione alle spalle della spiaggia
Fetovaia - La valle
Fetovaia vista dall'alto
La fitta pineta sul promontorio, in mezzo alla macchia mediterranea, è il risultato di un’opera di rimboschimento avvenuta nella prima metà del secolo, finalizzata a offrire un’opportunità di lavoro alla popolazione in enorme difficoltà.
Da Fetovaia parte il sentiero che in un’ora permette di raggiungere l’area archeologica della Necropoli di Piane alla Sughera, avvolta in un’aura di mistero, una necropoli che affascina da secoli studiosi e visitatori.